Apro volentieri la discussione. Anch’io, come molti di voi, ho tempi di elaborazione più lenti. Vorrei intervenire subito al dibattito, ma un po’ per timidezza,
un po’ perché devo “metabolizzare” e riflettere sulle mie reazioni, preferisco rifletterci su.
Il film mi è molto piaciuto. E’ una storia che riesce a far commuovere ma senza mai scendere nel patetico. Mi è parso un film che sa essere coinvingente e che fa riflettere sulla vita e sulle energie che sprechiamo ogni giorno per cose inutili. Quella che la regista Isabel Coixet fa vivere ad Ann è una vita apparentemente come tante: un marito pieno di attenzioni nei suoi confronti, due splendide bambine che lei ama profondamente, i problemi di arrivare a fine mese con il suo solo stipendio,....
Ma in un particolare differisce dalle altre vite: la sua, è “senza di lei”. La sua esistenza è sempre stata segnata da un’infanzia difficile, dall’assenza del padre, che è in carcere da quando lei era ancora una bambina, dalle continue lotte con la madre, in un vortice di amore ed incomprensioni, da un lavoro poco gratificante all’Università di Vancouver, che avrebbe voluto frequentare come tante ragazze della sua età. Ma ancor più difficile per lei è dover custodire un segreto, il più grande della sua vita. Le è stata diagnosticata una malattia mortale, che la porterà a svolgere un percorso esistenziale pieno di dolore e di voglia di vivere, a scegliere di non dire a nessuno dei due mesi di vita che le rimangono, a cercare di vivere al meglio tutti gli istanti che le vengono donati. E allora decide di amare la vita,di amarla come forse non aveva avuto la possibilità di fare fino a quel momento. Decide di affiancare alla sua storia d’amore, la passione per Lee, conosciuto per caso ma diventato poi un compagno fondamentale nel suo viaggio verso la morte. Non sono scelte di vita facili quelle che la regista propone in questo film. È come se volesse dimostrare che la voglia di vivere che tutti noi portiamo nell’intimo, è spesso oscurata dalla monotonia e dalla quotidianità, che riempiono le nostre giornate, ma lasciano un vuoto incolmabile dentro: vuoto che Ann riesce a colmare vivendo ogni attimo come se fosse l’ultimo… Ottime le performance degli attori, così come le riprese, che attraverso la tecnica della macchina a spalla, riescono a giungere sino all’animo e ai pensieri più nascosti dei personaggi.
Secondo me questo non è affatto un film sulla morte, bensì un film sulla vita. La protagonista, prima di conoscere il suo male, "sopravviveva" a tutto quello che le passava davanti e non rifletteva su quello che le sue scelte avrebbero implicato. Quando si rende conto di avere così poco tempo ancora, decide di cambiare le carte in tavola e di "vivere" tutto ciò che ancora non aveva vissuto. Decide di pensare a ciò a cui non aveva ancora pensato. Prima di andarsene via, però, come sarebbe bello fare tutto quel che non si è fatto nei precedenti ventitré anni. E dunque si fa le unghie dall’estetista, registra nastri per i compleanni delle figlie fino a diciotto anni, va a trovare il padre galeotto, si (r)innamora.
E, quando capisce davvero che cosa è vivere, solo allora soffre davvero per la propria morte e si libera in un pianto sincero e lacerante, tutto il contrario delle due o tre lacrime versate in presenza del dottore che le annunciava la sua triste sorte all'inizio del film. Un film intenso e vero, che ci fa capire quanto valga ogni singolo granello della nostra vita.
L'importanza della vita: spesso non è facile rendersene conto. Il piacere di gustare le cose. Non si assapora piu' il gusto di ciò che ci circonda. La morte è un tema che ci fa riflettere moltissimo. La consapevolezza che un domani scompariremo dovrebbe portarci a vivere la vita con maggiore profondità, non bruciando le tappe ma riflettendo in modo da far si che questo grande regalo che avrà una fine possa essere vissuto intensamente.
Ma Ann non si chiede mai “perché proprio a me?”, ma cerca di andare oltre.
Ci sono state una manciata di scene memorabili: Polley e Ruffalo che ascoltano “Senza fine” in macchina; ancora “Senza fine” al supermercato; la straziante registrazione degli auguri di compleanno; il racconto fuori campo dell’altra Ann.
Il messaggio del film, secondo me, è un vero e profondo inno alla vita.